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i bombardamenti su Ancona

Il sedici ottobre 1943 Ancona subisce la prima incursione aerea della seconda guerra mondiale.

E’ l’inizio di un inferno che durerà fino al 18 luglio dell’anno successivo, quando, nel pomeriggio, i Lancieri di Carpazia del generale polacco Anders libereranno la città

La missione di bombardamento viene affidata alla Dodicesima Forza Aerea statunitense, partita dagli aeroporti pugliesi in mano alleata.

La popolazione del capoluogo è intenta a svolgere i propri quotidiani impegni,
(nelle stesse ore a Roma i nazisti rastrellano 1000 ebrei destinati nei campi di sterminio).
E' sabato mattina, l'orologio segna le 11:30, i mercati si presentato affollati, le donne non possono scegliere, manca merce e denaro.

 

La produzione industriale ha brillantemente superato il caos dell'otto settembre, l'attività portuale è in pieno fermento.
Ma trentasei bimotori (B-25) sono già sulla verticale della città; quota di sgancio 6000 metri
(altezza necessaria per sfuggire alle batterie anti-velivolo R.S.I. e tedesche).
L'equipaggio americano inquadra l'unico punto di mira della missione “Il porto” e lascia precipitare 4000 bombe da 100, 250 e 500 libbre.
Molti ordigni non esplodono e si adagiano sul fondo, ma i danni lungo la fascia costiera sono diabolici.
Via Marconi è colpita duramente. La Stazione Centrale è devastata, Corso Carlo Alberto e via De Pinedo (Via Giordano Bruno) subiscono gravissimi danni. Lo stabilimento produttore di gas è in fiamme. La città è priva d'acqua e luce.
Le vittime della missione sono quasi 300.
Il capoluogo marchigiano subisce altri numerosi bombardamenti, ma il primo novembre, (stesso giorno della coventrizzazione di Pontecorvo provincia di Frosinone),
settantadue B-24 (bombardieri pesanti) in venti minuti rovesciano su Ancona bombe dirompenti e incendiarie da 250, 500 e 1000 libbre. La struttura portuale in pratica non esiste più. Le navi all'ancora agonizzano tra le fiamme, La Stazione è un braciere incandescente, il Palazzo del Governo e quello Comunale ardono a causa delle bombe incendiarie.
Il Carcere è colpito da più bombe, ma all'interno del rifugio anti-aereo carcerario si consuma una diabolica tragedia:
“ i locali proteggono persone d'ogni età, sesso e condizione sociale. La paura della morte abbraccia e unisce 450 anime. I bimbi urlano paura tra le calde tremanti braccia dei genitori. I boati delle esplosioni sono sempre più intensi e minacciosi.
L'aria all'interno del rifugio è irrespirabile. Improvvisamente un nutrito gruppo di persone inizia a pregare. Un tragico boato zittisce tutti, una bomba è caduta a pochi metri,
l'esplosione è violenta perciò espande il proprio acre fumo all'interno del rifugio, peggiorando
l' impossibile respirazione... colpi di tosse simili a rantoli riempiono le stanze, il viso di molti anziani diventa cianotico, ma i boati continuano. Le preghiere, i rosari si trasformano in deboli lamenti.
Qualcuno maledice inglesi e americani, altri sfogano le proprie collere in direzione del dieci giugno.
Fuori i boati delle bombe americane producono frastuoni ormai indistinguibili.
Guardie carcerarie e detenuti cercano d'aiutare i primi agonizzanti. Ma non serve a nulla...due bombe centrano l' ingresso del rifugio. Un paio di sfere infuocate proiettano nel ricovero

carcerario una doppia onda d'urto che inibisce e schiaccia 700 sogni di vita.

E’ quella che verrà ricordata come “la Strage del Rifugio delle Carceri”.

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