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La Morte e la Fanciulla

Presentazione

La morte e la fanciulla

di Ariel Dorfman

 

 

In un paese dell' A­me­ri­ca Meridionale, alcuni anni dopo la fine della dit­tatura, Pau­li­na, moglie di Ge­rar­do Esco­bar, un avvocato della commissio­ne incaricata di indagare sui cri­mi­ni del passato regime, crede di riconoscere nel dott. Ro­ber­to Mi­ran­da l’uomo che in passa­to l'ha tortu­ra­ta, causandole trau­mi dai quali non è mai riu­sci­ta a riprendersi completa­men­te.

 

Decisa a vendicarsi, lo sequestra in casa minacciando di ucciderlo se non confessa le sue passate colpe.

 

Nasce da qui un dram­ma ad altissima tensione e di grandissima intensità emotiva, che mette in luce, nella loro paranoica evidenza, gli aspet­ti sem­pre più se­gre­ti ed in­quie­tan­ti dei tre pro­ta­go­ni­sti.

 

Lo spettacolo gioca con i punti di vista dello spetta­to­re, dando delle rispo­ste e poi con­fu­tan­do­le com­ple­ta­men­te, come acca­de nel con­vul­so fi­na­le.

 

Si ar­ri­va ad un punto in cui la real­tà dei fatti viene tal­men­te de­si­de­ra­ta da di­ven­ta­re se­con­da­ria ri­spet­to alla psicolo­gia dei protago­ni­sti, ca­rat­te­riz­za­ti dalle ambivalen­ze vit­ti­ma/car­ne­fi­ce ed eroe/an­ti­e­roe.

 

Lo spettacolo può avere di­ver­se let­tu­re a se­con­da del fatto che si propen­da per l'in­no­cen­za o per la col­pe­vo­lez­za del dot­tor Ro­ber­to Mi­ran­da.

 

Ma forse questo aspetto non è poi così importante.

 

Ciò che rende veramente notevole l'ope­ra di Dorfman è la profondità con cui trat­ta le fe­ri­te psi­co­lo­gi­che che restano nell'animo umano quan­do una qual­sia­si dit­ta­tu­ra fini­sce, e fu proprio questo, forse, che nel 1994 indusse il regista Roman Polanski a trarne un magnifico film.

 

Assolu­ta­men­te da ve­de­re.

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