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                                                                     Inquadramento storico: la "Questione Romana"

 

 

      

        Lo spettacolo teatrale “In nome del Papa Re”, ambientato a Roma alla vigilia della battaglia di Mentana del 3 novembre 1867, dove le truppe franco-pontificie si scontrarono con i volontari di Giuseppe Garibaldi, accorsi per liberare la città, fu inserito a pieno titolo al suo debutto del 2011 tra le manifestazioni volte quell'anno a celebrare la ricorrenza del 150° anniversario dell’Unità d’Italia (17 marzo 1861).

        Le vicende narrate in questo lavoro, infatti, sono strettamente connesse ad un particolare e decisivo momento storico del nostro Risorgimento, in particolare a quella che gli storici definiscono “Questione Romana”, cioè la controversia politica relativa al ruolo di Roma, sede del potere temporale del Papa ma, al contempo, capitale naturale d’Italia.

       Prendendo spunto da un fatto veramente accaduto in quei giorni (la condanna a morte di due patrioti, Monti e Tognetti, arrestati per l’attentato ad una caserma di zuavi pontifici), si racconta della fallita insurrezione del popolo romano contro il Papa Re, in occasione della quale, tra gli altri, caddero a Villa Glori i fratelli Enrico e Giovanni Cairoli (23 ottobre 1867).

        Ma i tempi erano oramai maturi, e Pio IX sarebbe comunque stato deposto tre anni dopo, in seguito all’entrata in città dei bersaglieri piemontesi attraverso la breccia di Porta Pia (20 settembre 1870) e della successiva proclamazione di Roma a Capitale d’Italia (4 febbraio 1871).

     La "questione romana", comunque, non si limitava al solo problema dell'annessione territoriale di Roma, ma chiamava in causa il complesso tema delle relazioni tra Chiesa cattolica e Regno d'Italia, già gravemente compromesse dalla permanente opposizione al Risorgimento, manifestata dal Pontefice Romano a partire dal 1849, e definitivamente risolte solo con la firma dei Patti Lateranensi del 1929.

    L'insistenza papale nell'affermare l'autonomia e l'indipendenza dello Stato della Chiesa ebbe come dirette conseguenze in Italia un forte incremento dell'anticlericalismo, la proibizione per i cattolici di partecipare alla vita politica nazionale (non expedit) con conseguente laicizzazione della politica di Governo e la spaccatura di fatto del Paese ("storico steccato"), che portò la Chiesa a valutare negativamente tutto quanto avvenisse nel campo non confessionale.

         Questioni, queste, come si vede, di grande attualità ancor oggi.

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