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Note di regia

Confesso di essere stato preso alla sprovvista.

Giancarlo Trapanese mi aveva già coinvolto tre anni fa nella presentazione del suo penultimo libro, “La giusta scelta”, del quale avevamo anche cominciato a girare alcune scene per una serie televisiva.

Ma “Chi mi ha ucciso?” è giunto del tutto inaspettato.

Non sapevo che Giancarlo stesse lavorando ad un nuovo romanzo, un giallo molto particolare, a dire la verità, e non lo sapeva nemmeno il suo editore.

Quando ci mostrò il manoscritto, pronto per andare in stampa, l’idea di trarne un lavoro teatrale mi sembrò lì per lì un’impresa impossibile.

Con la stampa del libro, il lavoro dell’editore si sarebbe concluso, ma da lì in poi la responsabilità sarebbe passata a me.

Come avrei potuto rendere credibile l’incredibile, verosimile l’inverosimile?

Si trattava di accettare l’idea che si possano varcare i confini dello spazio-tempo, uscire dalla dimensione della nostra esistenza e lasciarsi trasportare in altre epoche ed in altri mondi.

Forse modificare il proprio destino.

Ma, soprattutto, si trattava di accettare l’idea che personaggi di fantasia, i protagonisti stessi dei libri di Giancarlo, prendessero vita e forma, diventando creature reali.

Come accade nel teatro di Pirandello ai suoi “personaggi in cerca di Autore”.

La sfida era troppo allettante per lasciarla cadere nel vuoto.

Del resto, nei vent’anni di attività del Teatro del Sorriso la sfida e l’innovazione hanno rappresentato sempre lo stimolo più grande nella ricerca di strade nuove ed inesplorate.

Nasce con queste premesse l’adattamento teatrale di Chi mi ha ucciso? che ho scritto, curato e diretto per conto del Teatro del Sorriso come doveroso omaggio ad un amico che stimo molto, sia come giornalista che come scrittore.

Ne è scaturito un lavoro intenso, sofferto e partecipato, che ci ha coinvolto fin dalle prime prove in maniera totale ed inaspettata.

Rinchiusi in una Villa fuori dal tempo, impossibilitati ad uscire e comunicare con l’esterno, gli inconsapevoli protagonisti della storia si scontrano, si incontrano e si mettono a nudo, svelando tutta la loro umanità dolente ed autentica.

Quello che all’inizio sembrava un gioco, la partecipazione ad una cena conviviale, si trasforma rapidamente in un dramma esistenziale in cui tutti sono coinvolti, nel tentativo di salvare la propria esistenza e risolvere il mistero di quell’ omicidio che nel frattempo si consuma tra quelle mura.

Con un alternarsi di colpi di scena, che si susseguono come l’aprirsi di scatole cinesi, l’azione si dipana con ritmo serrato e coinvolgente verso l’inaspettato finale, che vedrà il maresciallo Braschi risolvere il giallo e trovare la soluzione del caso.

Un lavoro che farà discutere  e che rappresenta una novità assoluta per le nostre scene teatrali.

Per questo da non perdere.

 

G.P.

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