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presentazione del lavoro

“Zizò de Palumbèla”, prodotto con il patrocinio della Provincia di Ancona in collaborazione con l’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia e dell’Istituto Regionale di Storia del Movimento di Liberazione delle Marche, fu rappresentato per la prima volta al Teatro Sperimentale di Ancona il 24 e 25 aprile del 1999, in un momento storico particolarmente inquieto: soffiavano forti venti di guerra, e proprio a marzo era iniziato l’intervento militare della NATO in Kosovo contro la Serbia.

 

Lo spettacolo, comunque, ottenne un grandissimo successo, registrando il tutto esaurito tutte e due le serate.

 

Determinante si rivelò l’incontro di un autore del calibro di Mario Panzini con una Compagnia che muoveva allora i primi passi alla ricerca di storie da raccontare nuove e diverse dai soliti, banali canovacci a cui troppo spesso era solito attingere il teatro vernacolo anconetano.

 

Per questo la scelta di rappresentare questo dramma, ambientato nel periodo che va dal 24 giugno al 18 luglio 1944 e pubblicato in Ancona dalla Casa Editrice Fògola, fu senz’altro una scelta controcorrente, resa ancor più attuale dalla guerra in corso nei Balcani.

 

Il testo di Panzini, ispirato ad un episodio realmente accaduto in Ancona durante la seconda guerra mondiale, nell’imminenza della liberazione della città da parte delle truppe Alleate, seppe trasmettere emozioni forti, a volte violente, appena stemperate dall’uso del vernacolo, che non mancarono di richiamare alla memoria dei più anziani avvenimenti lontani e tragici.

 

Ci proponemmo allora di far rivivere quegli avvenimenti, consapevoli che il privilegio di appartenere ad una generazione cresciuta e vissuta nel proprio Paese in tempo di pace, è stato possibile proprio grazie al sacrificio di uomini e donne come Zizò, Matilde, Anita, che sono poi i nostri padri e madri, nonni e parenti, vittime innocenti della furia devastatrice, dell’odio e della violenza di una guerra terribile.

 

Progetto ambizioso ed interessante, sia per la indiscussa autorevolezza di Mario Panzini studioso e scrittore di vernacolo, sia per la sicura presa che un lavoro come questo seppe esercitare su quella parte di pubblico anconetano da sempre attenta alla ricerca delle proprie origini e della propria identità.

 

Ma intorno a questo progetto, a riprova della sua indiscutibile validità, vennero aggregandosi Associazioni, Enti, privati cittadini, che nella concomitanza della ricorrenza del 25 Aprile, Festa della Liberazione e data del nostro secondo spettacolo, vollero condividere con noi le motivazioni e gli ideali che da sempre ci guidano nel nostro lungo e faticoso lavoro di ricerca storica e teatrale.

 

Per questo motivo il Teatro del Sorriso scelse di raccontare una storia che affonda radici profonde nel dolore e nella tragedia infinita di un’epoca che ognuno di noi si augura non debba più tornare.

 

Quest’anno 2013 ci offre l’occasione di riproporre quel lavoro, perché ricorrono due importanti ricorrenze:

 

  • 70 anni dal bombardamento aereo del 1 novembre 1943, il più violento subito da Ancona durante l’ultima guerra, che ridusse la città vecchia ad un cumulo di macerie e a seguito del quale si produsse, orrore nell’orrore, la tragedia del Rifugio delle Carceri;

  • Primo anniversario della scomparsa di Mario Panzini (Ancona, 30 nov. 2012) stimatissimo e autorevolissimo autore, poeta, prosatore, storico, studioso e cultore del vernacolo anconitano.

 

E anche perché stanno tornando a soffiare inquietanti venti di guerra, come quattordici anni fa: allora la crisi fu innescata dalla Serbia di Milosevic, oggi dalla Siria di Assad.

 

Oggi come allora la risposta è una sola: no alla guerra e all’intervento armato, ma ricerca di soluzioni diplomatiche e politiche alternative all’uso delle armi.

 

Motivo in più per riportare sulla scena un lavoro che sicuramente farà riflettere sull’importanza di difendere e tutelare un bene assoluto e prioritario come la pace.

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